GRECINI E GRECIONI
Oggi lezione di storia, ma non siamo a scuola, bensì a teatro.
Mario, animatore e regista del gruppo Teatrando, deve scrivere una sceneggiatura per il saggio di fine anno.
Uno dei ragazzini che ha partecipato al laboratorio ha proposto di ambientarla nell'antica Grecia.
"Scelta piuttosto insolita - dice Mario - Cosa sai dell'antica Grecia?"
"Molto poco - risponde il ragazzino - ho appena iniziato a studiarla a scuola, però ho sentito raccontare molte storie divertenti, molte leggende affascinanti!"
"Benissimo, allora invertiamone una anche noi - dice Mario - cosa ne pensate, ragazzi?!"
"Perfetto" risponde entusiasta il ragazzino, "Perche no!" risponde una ragazzina, "Potrebbe essere divertente!" aggiunge un altro ragazzino.
"È deciso! - sentenzia quindi Mario - Narreremo la nascita della antica civiltà greca".
E tutti insieme si mettono al lavoro.
Tanto tempo fa, nella terra dell'attuale Grecia, vivevano due popoli bizzarri: i grecini ed i grecioni; i primi erano bassi di statura, di corporatura piuttosto esile ma molto intelligenti e scaltri, gli altri al contrario erano di corporatura massiccia, dotati di grande forza, ma un po' stolti e creduloni.
I grecini vivevano in una città ricca di templi di squisita fattura, di case eleganti e giardini rigogliosi, tutta la popolazione viveva nell'abbondanza e nell'agiatezza e il loro re governava con saggezza e mano ferma, garantendo ricchezza e prosperità alla sua popolazione.
Il vero segreto di questo successo erano però i grecioni: essi infatti venivano impiegati nei lavori di fatica, nella costruzione dei templi e delle case, ricevendo in cambio un po' di cibo e chincaglierie.
I grecioni vivevano in accampamenti ai bordi della città, abitavano in tende piuttosto grezze e disadorne e lavoravano tutto il giorno nella città dei grecini.
Questi erano riusciti a convincere i grecioni che questa situazione era imposta direttamente dagli Dei e che se si fossero ribellati avrebbero dovuto subire le loro terribili ire; purtroppo la loro creduloneria non gli permetteva di contrastare il dominio che i grecini esercitavano su di loro.
Questa situazione si trascinò per lungo tempo, finché un giorno nell'accampamento dei grecioni nacque e crebbe un fiero ed intelligente ragazzone di nome Neurone.
A differenza dei suoi amici, Neurone dopo il lavoro seguiva di nascosto i giovani grecini nelle scuole, si intrufolava nelle assemblee di piazza e presto si rese conto di quanto i grecini sfruttassero i suoi compagni grecioni senza ricompensarli adeguatamente.
Dapprima provò a parlarne con i propri genitori: "Padre, perchè dobbiamo lavorare tutto il giorno per i grecini in cambio di un po' di cibo e di qualche tunica?", poi con i suoi compagni di lavoro: "Amici, perché dobbiamo spezzarci la schiena nei cantieri, mentre i grecini stanno comodamente seduti a filosofeggiare?".
La risposta era sempre la stessa: "Noi non possiamo farci niente, sono gli Dei che lo vogliono!".
"Ma perché gli Dei ci vogliono succubi dei grecini - pensava Neurone nelle sue lunghe notti insonni - e soprattutto, sono davvero gli Dei a volere questa situazione? Oppure sono i sacerdoti grecini!".
Neurone non demordeva e continuava a esporre i suoi dubbi a tutti quanti, arrivando fino all'assemblea degli anziani che governava il popolo grecione: "Uomini del consiglio - iniziò Neurone - perché dobbiamo essere sottomessi ai grecini? Dobbiamo chiedere condizioni di lavoro meno pesanti e soprattutto ricompense adeguate!"
E aggiunse: "I grecini sono abili scienziati ed ingegneri, chiediamogli di costruire delle macchine e degli utensili che ci possano aiutare nel nostro lavoro!"
La popolarità di Neurone cresceva di giorno in giorno e questo successo iniziava a turbare il popolo grecino, in particolare il loro re, che decise di convocarlo a palazzo.
"Maestà - disse il consigliere - non si è mai visto un grecione a corte. È contro il protocollo!".
"Dobbiamo prima consultare gli Dei" sentenziò l'oracolo.
Ma il sovrano non ammise repliche, aveva deciso di convocare Neurone e così sarebbe stato.
Il giorno seguente Neurone fu convocato a palazzo.
"Dunque sei tu, Neurone - esordì il sovrano - il capo dei ribelli grecioni" e aggiunse "ora dimmi, per quale motivo sobilli i tuoi simili e li inviti alla rivolta! Non hai timore degli Dei?"
"Maestà, non siamo ribelli! - replicò senza indugio Neurone - Sono qui per lamentare la situazione in cui versa il mio popolo". E aggiunse: "Le nostre condizioni di lavoro sono troppo pesanti e le ricompense sono inappropriate. E poi, perché non possiamo vivere in città, al pari del popolo grecino?".
Fino ad ora mai nessun grecione aveva osato tanto, ma il re rimase colpito dalla schiettezza e dal linguaggio del ragazzo, di certo inusuale presso i grecioni.
Si rese inoltre conto che Neurone poteva davvero costituire una minaccia per il suo popolo e quindi, dopo averlo congedato, convocò d'urgenza il consiglio di corte.
"La situazione è molto seria - esordì i re - dobbiamo trovare una soluzione a questo problema"
"Ma maestà - disse l'oracolo - la tradizione. gli Dei. e poi, i grecioni sono da sempre un popolo di stolti e creduloni!"
"Hai ragione - rispose il sovrano - ma Neurone è diverso, è intelligente, ha fascino e i giovani grecioni lo seguono con passione!"
"Ma cosa possiamo fare? - disse il consigliere - non possiamo certo cedere alle loro richieste! Sarebbe la fine del popolo grecino"
"Dobbiamo giocare d'astuzia - disse il re - vogliono delle macchine e degli utensili? E sia! Convocate gli ingegneri!"
La versione completa della fiaba è presente nella raccolta Tempo di Racconti, disponibile alla pagina I LIBRI >>