TOMMY E IL TOPOLINO
Tommy lavorava come garzone nella bottega del signor Gaspare, il fabbro del paese. Aiutava il fabbro nelle faccende di bottega ed in cambio otteneva di poter mangiare alla sua tavola e dormire nella casetta vicino alla fornace.
La giornata iniziava presto per Tommy: sveglia all’alba, apertura della bottega, accensione dei bracieri ed inizio del duro lavoro di forgia e battitura del ferro; il signor Gaspare arrivava in tarda mattinata, parlava e contrattava con i clienti e soprattutto intascava i denari.
Al povero Tommy, a fine settimana, non rimanevano che pochi spiccioli. Il lavoro era molto duro, così, quando il tempo lo permetteva, a mezzogiorno Tommy usciva dal paese, si dirigeva verso il bosco in riva al fiume e consumava il suo pasto: finalmente un po’ di pace, lontano dai fragori della bottega e dalle urla del signor Gaspare.
Un giorno, mentre stava mangiando, vide due gatti randagi rincorrere un povero topolino; stavano ormai per prenderlo quando il topo finalmente riuscì a rifugiarsi nella sua tana, fra le radici di un grosso albero.
I gatti però continuavano nella caccia, infilando le zampe nella stretta apertura della tana, cercando di far uscire il malcapitato topolino. Tommy decise che la caccia doveva finire; prese un grosso ramo da terra e si avviò verso i gattacci. Due o tre colpi ben dati ed i gatti fuggirono a zampe levate.
Prese dalla sua bisaccia un pezzo di formaggio e lo pose proprio di fronte all’ingresso della tana del topo, poi si sedette in attesa. Dapprima non ci fu nessun movimento, dopo alcuni minuti il topolino si affacciò attirato da profumo del formaggio.
Appena il topolino scorse Tommy, si rifugiò furtivamente nella tana, per poi riaffacciarsi subito dopo. Due o tre tentativi ancora e l’intrepido topolino conquistò il suo pezzo di formaggio. La scena si ripeté un paio di volte e ogni volta il topolino si guadagnava un pezzetto di formaggio.
Tommy stava per tornare al lavoro quando vide infine comparire il topolino con qualcosa di luccicante in bocca; si avvicinò e rimase senza parole dalla sorpresa: il topolino aveva depositato in terra una moneta d’oro. Non c’era dubbio: era la ricompensa per il formaggio che Tommy gli aveva offerto. Il ragazzo prese la moneta e tornò fischiettando al lavoro, senza raccontare ad alcuno la sua avventura.
Il giorno successivo Tommy andò a trovare il suo amico topolino, gli diede il formaggio e ricevette un soldo, ed il giorno dopo ancora, per l'intera settimana. Quando a fine settimana il signor Gaspare pagò Tommy, si accorse delle sue cinque monete d'oro e si insospettì.
“Tommy – disse Gaspare con voce minacciosa – dove hai preso tutti questi soldi?” E ancora: “Li hai rubati dalla mia sacca, vero? Ma adesso ti faccio vedere io…” afferrò un grosso bastone che era appoggiato alla parete e lo alzò su Tommy.
Il ragazzo si difese: “Signor Gaspare, non li ho rubati dalla bottega, sono miei”. Ma il fabbro non ci credeva “Se non li hai presi dalla bottega, dove li hai rubati? A qualche mio cliente? Adesso chiamo le guardie!”.
Tommy si vide così costretto a rivelare al signor Gaspare il suo segreto. Dapprima il fabbro si sentì preso in giro, ma poi disse: “Va bene. Se è vero domani andiamo insieme al fiume e vediamo questo topolino che regala monete d'oro.” E concluse “Spero per te che sia vero. Altrimenti chiamerò le guardie e ti farò arrestare”.
Il giorno seguente andarono al fiume, Tommy pose un pezzo di formaggio all'ingresso della tana del topo e si misero in attesa. Il profumo di formaggio riempì la tana, ma il topolino vedendo che Tommy non era solo, decise di non uscire.
Il signor Gaspare non era uomo paziente, e dopo alcuni minuti incominciò ad urlare: “Lo sapevo. Non c'è nessun topo e soprattutto nessuna moneta d'oro. Adesso vieni con me dalle guardie!”. Tommy si difese: “Mi dia retta signor Gaspare, si nasconda dietro quelle fronde ed aspetti ancora un attimo”.
Gaspare era titubante, ma decise di provare. Appena Tommy rimase solo davanti la tana, il topolino uscì e prese il pezzo di formaggio. Come al solito, Tommy pose ancora alcuni pezzetti di formaggio ed il topo, alla fine dello spuntino, ringraziò con una moneta d'oro come al solito.
Il signor Gaspare era senza parole: “Fantastico! Incredibile! – pensò fra sè e sè – una moneta d'oro per pochi pezzi di formaggio. Diventerò ricco!”. Uscì dal nascondiglio e si diresse da Tommy: “Bravo! Bel lavoro! Ma adesso dammi la moneta d'oro. Il formaggio è mio e quindi anche la ricompensa deve essere mia!”. Era sempre il solito prepotente, ed a Tommy non rimase che obbedire.
Da quel giorno, il signor Gaspare obbligò Tommy a recarsi dal topo all'ora di pranzo ed al suo ritorno in bottega pretendeva la moneta d'oro. Tutto procedeva al meglio per il signor Gaspare, finché un giorno, dopo aver preso l'abituale pezzo di formaggio, il topolino non diede alcuna monetina al ragazzo.
Quando Tommy lo riferì al signor Gaspare, egli dapprima pensò ad uno scherzo, a un tentativo del ragazzo di tenersi i soldi per sè, ma poi dovette rassegnarsi: il topolino aveva esaurito le monete!
A quel punto Gaspare vietò a Tommy di recarsi da topolino e soprattutto di portargli del cibo: “Non penserà mica di rimpinzarsi a spese mie – diceva ad alta voce – ti vieto di portagli qualsiasi cosa da mangiare”.
La versione completa della fiaba è presente nella raccolta Piccoli Animali in cerca di Amici, disponibile alla pagina I LIBRI >>