PICK LO SCOIATTOLO
Era ormai autunno inoltrato, il sole appariva pallido in cielo e le giornate erano sempre più corte e fredde.
Pick era un giovane scoiattolo che per la prima volta si stava preparando al lungo sonno invernale. Per tutta l'estate gli amici del bosco gli avevano raccomandato di raccogliere cibo in abbondanza per potersi garantire un tranquillo riposo ed un piacevole risveglio.
Lo scoiattolo aveva preso alla lettera quel suggerimento e da giorni ormai lavorava febbrilmente, raccogliendo frutta, nocciole e castagne. La sua tana era ormai ricolma di cibo e Pick, rassicurato da tutte quelle scorte alimentari, decise di concedersi un po' di meritato riposo, ma quello che doveva essere un semplice riposino si trasformò invece in un lungo e profondo sonno. Al suo risveglio Pick si affacciò dal buco della sua tana e rimase esterrefatto.
Fuori era tutto bianco, coperto di neve, il freddo era pungente ed il bosco appariva deserto. “Strano – pensò Pick – non avrei dovuto svegliarmi in primavera? Andrò a chiedere chiarimenti ai miei amici”.
Uscì dalla sua tana e si avviò verso quelle degli altri scoiattoli che popolavano il suo albero, ma li trovò tutti profondamente addormentati.
“E adesso cosa faccio? – pensò Pick – tutti i miei amici sono ancora in letargo ed io sono qui, bello sveglio ed affamato”. Ritornò quindi alla sua tana e la vista di tutto il cibo accumulato lo tranquillizzò. “Per fortuna ho raccolto tutto questo cibo: morirò di noia ma almeno non morirò di fame!”.
Il giovane Pick però si sbagliava: l'inverno era ancora lungo ed il cibo, dopo qualche settimana, cominciò a scarseggiare.
Suo malgrado, capì che doveva abbandonare la sua tana per trovare un po' di cibo, ma non era affatto facile in quelle condizioni: il bosco appariva completamente brullo ed il freddo e la neve non aiutavano certamente Pick nella sua ricerca, inoltre era molto pericoloso aggirarsi per il bosco da solo.
Un giorno infatti, mentre vagava in cerca di cibo, fu inseguito da un branco di lupi affamati. Dopo una lunga corsa riuscì a rifugiarsi nella tana di un vecchio ghiro, anche lui in letargo. Qui trovò un po' di tepore ed anche un po' di cibo, ma quando il vecchio ghiro si accorse dell'ospite indesiderato lo cacciò in malo modo: “Cosa vuoi da me – gridò il ghiro – lasciami dormire e soprattutto lascia stare le mie scorte di cibo. Vattene!”. Mestamente Pick tornò alla sua tana, visitò nuovamente quelle dei suoi amici, ma tutti continuavano a dormire beati.
“Domani abbandonerò il bosco e mi avvierò verso il paese – pensò Pick – non ho altra scelta!”. Attese il passare della notte e di buon mattino si mise in movimento.
Camminò a lungo attraverso i campi, finché ad un tratto, stranamente, si sentì osservato. Si guardò intorno, poi scorse la coda di una grossa volpe che usciva da dietro un albero.
“Ci risiamo – pensò Pick – ecco un altro animale che ha deciso di sfamarsi a mie spese”. Mantenne la calma e continuò a camminare, sempre tenendo d'occhio la volpe, finché arrivò vicino ad uno steccato dove vide una grossa catasta di legna.
Era un rifugio perfetto per sfuggire alla volpe; Pick si avvicinò piano piano, finché con un balzo, si infilò fra i tronchi accatastati. Rimase immobile e nascosto fra i ceppi di legni, in attesa che la volpe si allontanasse, poi per stare un po' più comodo, si mosse con attenzione all'interno della catasta per trovare un po' più di spazio.
Ad un tratto con le zampine toccò una grossa coda pelosa e nel buio comparvero due grossi occhioni verdi. Pick rimase impietrito dalla paura e pensò fra sè e sè: “Sono finito! Mi sono infilato nella tana di un'altra volpe, che adesso mi mangerà in un sol boccone”.
Per fortuna non si trattava di una volpe, bensì di un bel gattone dal pelo folto e curato che si rivolse a Pick dicendo: “Ciao piccolo. Cosa ci fai qui?! Non dovresti essere in letargo?!”.
Rassicurato da quella voce calma e profonda, Pick raccontò al gattone la sua avventura. Poi chiese al gatto: “E tu cosa ci fai nascosto in questa catasta di legna?”.
Graffio, questo il nome del gatto, iniziò a raccontare la sua storia: “Sono nato e vissuto in casa, fra le attenzioni della padrona e le comodità della vita di appartamento.” E ancora: “Avevo tutto quello che mi serviva e mi divertivo tantissimo a giocare con la mia padrona ed a correre per tutta la casa. Un giorno però, arrampicandomi nella dispensa in cerca delle mie crocchette preferite, ho fatto cadere in terra tutti i barattoli di marmellata, provocando un pasticcio colossale.” Con un velo di tristezza concluse il suo racconto: “La padrona, irritata dall'accaduto, mi prese e mi cacciò via di casa, urlandomi di non farmi mai più vedere. E adesso eccomi qui, solo e nascosto in una catasta di legna.”
Entrambi erano quindi lontani da casa, spaesati ed infreddoliti, ma soprattutto affamati.
La versione completa della fiaba è presente nella raccolta Piccoli Animali in cerca di Amici, disponibile alla pagina I LIBRI >>